terça-feira, 20 de abril de 2010

Em torno da notificação da obra de Jacques Dupuis

FORZATURE E FRAINTENDIMENTI SONO ALLA BASE DELLA "NATIFICAZIONE"
di Faustino Teixeira

In occasione della presentazione alla stampa della Dichiarazione Dominus Iesus, il cardinale Joseph Ratzinger richiamava l'attenzione su quello che egli ha denominato "relativismo", presente non solo negli ambienti teologici, ma anche in ampi settori dell'opinione pubblica. Secondo Ratzinger, la Dichiarazione aveva pieno senso soprattutto in ragione dell'affermazione crescente di una "teologia del pluralismo religioso". Tra gli obiettivi proposti nel documento, c'era l'affermazione delle basi dottrinali vincolanti e "irrinunciabili" di orientamento della riflessione teologica e dell'azione pastorale e missionaria delle comunità cattoliche sparse per il mondo.

Tra le istanze che lavorano sull'ecumenismo e il dialogo interreligioso, la Dichiarazione Dominus Iesus ha avuto ripercussioni molto negative. Non si vedeva da molti anni un impatto tale per documenti prodotti dalla Chiesa cattolica romana. Le voci critiche, provenienti da diversi segmenti del campo religioso, non sono stati sufficienti per un discernimento più ponderato da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, che torna ancora una volta ad agire in maniera rigida contro la ricerca scientifica, attraverso la Notificazione sul libro del teologo gesuita Jacques Dupuis "Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso" (Queriniana, Brescia 1997).

Il professore Jacques Dupuis, nato in Belgio nel 1923, oggi è forse uno dei maggiori specialisti nel campo della riflessione cattolica sul tema della teologia delle religioni e del dialogo interreligioso. Dopo un lungo periodo in India (1948-1984), è passato ad insegnare alla Pontificia Università Gregoriana, nell'area della teologia sistematica, rispondendo anche della direzione della rivista "Gregorianum". L'indagine critica sulla sua ultima opera da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede ha avuto inizio nel giugno del 1998, quando l'autore è stato sollecitato a rispondere entro un lasso di tempo delimitato ad una serie di questioni controverse presenti nel suo libro. A partire da questo periodo, Jacques Dupuis ha smesso di insegnare all'Università, aspettando il risultato delle conversazioni iniziate. La Notificazione sul libro di Dupuis, pubblicata il 24 gennaio del 2001, ha costituito il risultato delle indagini realizzate dai consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede sul libro in questione. Nonostante le risposte date da Jacques Dupuis, nel senso di fornire i chiarimenti necessari, e nonostante la sua esplicita volontà di rimanere fedele alla dottrina della Chiesa cattolica, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pensato bene di pubblicare la Notificazione, in ragione delle "notevoli ambiguità e difficoltà su punti dottrinali di rilevante portata", che potrebbero "condurre i lettori ad opinioni erronee e pericolose". Obiettivo dichiarato, "il tentativo di salvaguardare la dottrina della fede cattolica da errori, ambiguità o interpretazioni pericolose" (preambolo).

Con la Notificazione firmata, il teologo Jacques Dupuis si vede convocato a seguire le tesi enunciate dal dicastero romano, impegnandosi a conformarsi ai contenuti dottrinali indicati, tanto nella sua attività teologica come nelle sue pubblicazioni, dovendo il testo della Notificazione essere inserito nelle riedizioni o traduzioni del libro menzionato.
Per chi conosce da vicino la riflessione di Jacques Dupuis, la lettura della Notificazione rivela, come minimo, un grande fraintendimento. La sottolineatura di passi del libro o l'interpretazione forzata di certi passaggi costituiscono un'ingiustizia nei confronti del complesso pensiero dell'autore. Molte delle questioni sollevate erano già state chiarite in modo sobrio e convincente dall'autore nelle sue reazioni alle recensioni dell'opera, nel brillante articolo "La teologia del pluralismo religioso rivisitata" (Rassegna di Teologia, 40 (5): 667-693, settembre/ottobre 1999). Il testo della sua difesa, ancora non pubblicato, deve aver seguito lo stesso cammino, con distinzioni ancora più raffinate.

A ciascuno dei punti presentati nella Notificazione, Jacques Dupuis già aveva fornito un chiarimento, ma non è stato sufficiente per i membri della Congregazione romana. Nel contesto dell'attuale congiuntura ecclesiastica, non c'è "credibilità disponibile" ad assimilare l'impatto del "salto qualitativo" proposto da Dupuis nel campo della nuova comprensione teologica sul piano divino di salvezza. Le ambiguità o difficoltà percepite dalla Cdf nel libro di Dupuis si riassumono in cinque punti: a proposito della mediazione salvifica unica e universale di Gesù Cristo; a proposito dell'unicità e pienezza della rivelazione di Gesù Cristo; a proposito dell'azione salvifica universale dello Spirito Santo; a proposito dell'essere, tutti gli uomini, ordinati alla Chiesa; a proposito del valore e della funzione salvifica delle tradizioni religiose.

Rispetto al primo punto, si avverte del rischio di separazione tra il Verbo e Gesù, o di una separazione tra l'azione salvifica del Verbo e quella di Gesù (n. 2). Secondo Dupuis, bisogna prendere in considerazione i due aspetti complementari del dogma cristologico. Il dato dell'unione delle due nature in Gesù Cristo, "senza divisione o separazione", è complementare al dato della loro distinzione, che non permette ugualmente "confusione" tra le stesse. Per Dupuis, il monofisismo rimane ancora oggi un pericolo reale, in ragione della "lunga stagione della predilezione di una sola tra le diverse cristologie del Nuovo Testamento", con la tendenza ad assorbire la natura umana nella divina. Indica, però, un altro rischio, per quanto meno diffuso: quello del "monofisismo inverso", ossia l'assorbimento della natura divina nell'umana tale da provocare una "riduzione" degli attributi divini della persona del Verbo. Dupuis non nega in nessun momento che l'azione umana di Gesù sia quella del Verbo, ma indica che l'azione divina "rimane sempre distinta da quella umana".
Rispetto al secondo punto, si avverte come contrario alla fede della Chiesa sostenere il carattere limitato, incompleto e imperfetto della rivelazione di Gesù Cristo (n. 3). Questa rivelazione "offre tutto quello che è necessario alla salvezza dell'uomo, non avendo bisogno di essere completata da altre religioni". Nella visione di Dupuis, l'evento storico Gesù Cristo, senza smettere di essere sacramento universale della volontà di Dio, rimane particolare a causa della sua storicità. Questo significa che tale evento non esaurisce la potenza salvifica di Dio, poiché l'azione universale del Verbo e dello Spirito non si circoscrive all'umanità di Gesù. Da qui, però, non si può concludere che Dupuis pretenda di ridurre Gesù Cristo ad una figura salvifica tra le altre. Per lui, la rivelazione divina operata in Gesù Cristo è "decisiva" e qualitativamente insuperata, cosa che non impedisce, però, la continuità della presenza e dell'azione di Dio nel mondo.

A proposito del terzo punto, si avverte sul rischio di intendere l'azione salvifica dello Spirito Santo come dislocata rispetto all'unica economia salvifica universale del Verbo incarnato (n. 5). Prevenendosi contro questo rischio, Dupuis ha sempre insistito sull'articolazione dello pneumatocentrismo con il cristocentrismo, in modo da preservare la centralità dell'evento Cristo. Sulla base di Sant'Ireneo, utilizza la metafora delle "due mani" di Dio che operano l'unica economia della salvezza: la mano del Verbo e la mano dello Spirito. Mani che sono unite e inseparabili, ma anche distinte e complementari. Nel senso di evitare il rischio del "cristomonismo", frequentemente indicato dalla tradizione orientale e ortodossa come una deviazione occidentale, Jacques Dupuis indica che "la comunicazione dello Spirito per opera del Cristo resuscitato non esaurisce l'operosità dello Spirito dopo l'evento-Cristo". In sintonia con il Vaticano II (Ag 4) e con l'enciclica Dominum et vivificantem di Giovanni Paolo II (n. 53), Dupuis sottolinea che lo Spirito Santo era già presente e operante anche prima della glorificazione di Cristo. Si tratta di un'operazione sempre relazionata all'e-vento culminante di Gesù Cristo. Ma la chiave di questa relazione è protetta da un "silenzio apofatico, rispettoso della trascendenza del mistero". Quanto al quarto punto, si avverte del rischio di considerare le varie religioni del mondo come cammini complementari a quello della Chiesa, in ordine alla salvezza (n. 6). Secondo la Notificazione, "i seguaci delle altre religioni sono ordinati alla Chiesa e tutti chiamati a farne parte" (n. 7). Tali preoccupazioni sono complementari al quinto punto, che affronta la questione del valore e della funzione salvifica delle diverse tradizioni religiose. Per la Cdf, queste tradizioni assumono unicamente un ruolo di "preparazione evangelica", non potendo essere considerate come tali, cammini di salvezza (n. 8). Per Jacques Dupuis, lungo la storia della Chiesa cattolica sono stati molto comuni giudizi "seriamente ingiusti" riguardo alle altre religioni, contrapponendo quello che c'è di meglio nella tradizione cristiana a quello che c'è di peggio nelle altre tradizioni. Questo autore ha cercato sempre di contrapporsi a tali tendenze, indicando un cammino qualitativamente distinto. Il testo della Notificazione rimane debitore della "teoria del compimento" che non riesce a intravedere nelle altre tradizioni altro che un ruolo di "preparazione evangelica". Per Dupuis, al contrario, le religioni non si riassumono alla mera rappresentazione di una ricerca umana di Dio a tentoni, ma costituiscono "cammini mediante i quali Dio ha cercato gli uomini attraverso la storia dell'umanità". Esse costituiscono parte di tutto il "processo di coinvolgimento personale di Dio con l'umanità che attraversa la storia", avendo come punto culminante l'evento Gesù Cristo. Tra il cristianesimo e le altre tradizioni religiose è legittimo parlare di presenza di una "complementarità reciproca", senza che questo contraddica il carattere unico della rivelazione biblica e cristiana: complementarità mediante la quale le altre tradizioni escono arricchite dal cristianesimo e, allo stesso tempo, possono evidenziare tratti o aspetti del mistero divino non tanto messi in evidenza dalla tradizione cristiana. 
Forse il maggiore contributo della riflessione teologica di Jacques Dupuis, che non è stato colto dai suoi giudici, è stato quello di mantenere vivo il "senso del mistero della trascendenza di Dio e del suo piano di salvezza", che si fa presente nella ricca fonte del pluralismo religioso. Un pluralismo che affonda le sue radici nella profondità di un Dio che è amore, capace di accompagnare gli esseri umani nella diversità dei loro cammini.


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