Pluralismo religioso, dono di Dio
Principi di base
per una convivenza pluralista tra le religioni
1. Il pluralismo religioso è un dono di Dio, e rivela le singole ric-
chezze della sua saggezza infinita e multiforme.
2. Per quanto esprimano una ricerca a tentoni di Dio, le religioni
sono accolte in sé da Dio nella dinamica della sua infinita apertura e mise-
ricordia. Non sono solo gli assetati a cercare l’acqua, ma è anche l’acqua
a cercare gli assetati.
3. Le religioni sono “frammenti” in mezzo a una sintonia il cui oriz-
zonte porta il segno dell’incompiutezza. Non è possibile che una tradizio-
ne pretenda di essere da sola in possesso della verità..
4. La verità che anima il cammino delle religioni non è qualcosa di
cui ci si possa appropriare come una garanzia assicurata, ma un mistero
sempre aperto da cui le religioni devono lasciarsi possedere.
5. Le religioni presentano limiti e ambiguità, ma sono ugualmente
assistite dalla meravigliosa libertà dello Spirito, che conosce cammini
misteriosi e inattesi.
6. Ogni religione è portatrice di un enigma irriducibile e irrevoca-
bile, non potendo essere intesa come un segno di attesa che troverebbe
la propria continuità logica e il proprio compimento pieno in un’altra tra-
dizione religiosa. La ricchezza delle religioni non è qualcosa che si trovi
al di fuori di esse, come se il loro valore consistesse nella loro capacità di
aprirsi positivamente a quello che ignorano.
7. Disconoscere questo enigma o mistero che coinvolge ogni tradi-
zione religiosa significa non onorare la sua specificità unica, e disprezzare
la ricchezza insuperabile dell’alterità.
8. Sostenere un’asimmetria di base tra le religioni - la cosiddetta
asimmetria di principio - va contro la dinamica misteriosa dei doni di un
Dio che abbraccia la diversità.
9. L’esperienza di fede in un Dio creatore, presente e operante in
tutti i popoli del mondo, implica il riconoscimento della sua presenza viva
e accogliente tra le diverse tradizioni religiose.
10. Dio opera nella storia attraverso mediazioni distinte e diversifi-
cate. Non c’è ragione plausibile per concentrare la mediazione fondamen-
tale della presenza salvifica di Dio in un’unica istanza o “porta”, dovendo
al contrario riconoscere altre forme di questa mediazione, che possono
essere una persona, ma anche delle Scritture, un avvenimento storico, un
insegnamento o una prassi.
11. Accettare il pluralismo religioso come un valore in sé - il cosid-
detto pluralismo di principio - è una condizione essenziale per il vero
dialogo interreligioso. Non è possibile dialogare veramente con l’altro
disconoscendo la ricchezza e il valore irriducibile della sua dignità reli-
giosa.
12. Limitarsi a un’unica tradizione religiosa, escludendosi dalla
provocazione creativa del dialogo con l’alterità, comporta la perdita delle
ricchezze preziose che irradia la dinamica rivelatrice di Dio, che opera
nella storia sempre e in ogni luogo.
13. Il riconoscimento della presenza del Mistero Maggiore negli
altri conferisce una nuova prospettiva all’identità, rendendo possibile
l’apertura a nuove e arricchenti dimensioni della stessa fede.
14. Lungi dall’indebolire la fede, il vero dialogo apre orizzonti
nuovi e fondamentali per la sua affermazione in un mondo plurale.
15. Accogliere il pluralismo come un valore in sé non implica solo
il dialogo tra le religioni, ma anche l’apertura e la complementarità verso
altre forme di opzioni spirituali, che siano religiose, a-religiose o post-
religiose.
http://www.adistaonline.it/js/uploaded/Religioni_e_Pace.pdf
Faustino TEIXEIRA
Juiz de Fora, Brasile
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